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Autore NASHVILLE
Auguste

Reg.: 02 Apr 2010
Messaggi: 48
Da: Torre del Greco (NA)
Inviato: 02-04-2010 10:30  
Nashville: che capolavoro!
Questa opera d'arte di Altman è interessantissima perché descrive l'America in tutti i suoi aspetti, nei suoi falsi miti, nelle sue ipocrisie, nella sua logica del più forte(logica capitalista estremizzata), nelle sue aspettative. E' un Paese reduce di un conflitto che ha generato enormi polemiche e controversie circa la sua utilità; non dimentichiamoci che correva il '75, proprio quando il conflitto del Vietnam si risolse con un nulla di fatto: spreco di uomini e di mezzi per un conflitto che l'opinione pubblica mai volle.
Nashville si configura come una critica mai banale all'America. Proprio perché la critica è di per sé moralista o moraleggiante, invece qui non vi è questo tipo di critica. E' lo spettatore a rendersi conto. Questo film non è critica aperta, ma rappresentazione enfatizzata(e che dunque rende più evidente)dell'America.
Inoltre è un film rivoluzionario perché uno dei pochissimi film corali, un po' come 8 1/2 di Fellini, anche se al di là della caoticità non vi sono moltissimi punti di contatto tra i due film.
Non presenta protagonisti veri e propri. La musica è protagonista ed essa illustra i punti di vista degli americani, le loro speranze e le loro disillusioni: se è vero che la musica mostra la realtà sull'animo umano, la musica di "Nashville" è la voce di un popolo.
Per questa visione d'insieme Altman propone dei glimpses sui singoli personaggi, mostrati in maniera dissacrante proprio perché realistica, nella loro quotidianetà. Non idealizza, né banalizza. Li rende perfetti, realistici. Li analizza con poco per analizzare il tutto. Non approfondisce alcun personaggio perché non è di un personaggio che vuole parlare Altman. Non è un'opera nemmeno antropocentrica, potremmo dire. E' semmai un'opera che parla di una Nazione in crisi. E parla senza mai eccedere, senza dire: "guardate, che schifo succede! E' questa la nostra America?".
Niente dubbi, niente esitazioni. E' un quadro, un'opera d'arte e le opere d'arte possono dire tutto e niente al di là di quello che raffigurano: è chi le osserva a trarre le sue conclusioni.
Un'opera puramente critica non può essere un'opera d'arte perché manca della costruttività, è solo distruttiva.
Nashville è invece un intero mondo descritto in due ore e mezza. I singoli personaggi, pur comparendo solo limitatamente, sono colti nei loro aspetti più umani e realistici, l'approfondimento sarebbe superfluo e anche fuorviante ai fini dell'opera.
Non è un caso che il film si apra con un inno rivolto all'America e si chiuda con "It doesn't matter me". L'America, indifferente anche ai suoi miti, alle leggende che essa stessa ha costruito. La cantante Barbara Jean è prima lodata, poi quando non canta e inizia a parlare di sé tutti la denigrano(il marito della Jean avrà modo di chiamarli "ingrati").E l'omicidio finale non scuote minimamente la folla... sembra di sentire Freddie Mercury con il suo "The Show must go on". Lo spettacolo deve continuare. E come tutti gli spettacoli, quello inscenato dall'America porta con sé le sue vittime ed i suoi vinti, ma poco importa. "L'America deve avere qualcosa di buono per essere vissuta così a lungo" viene detto all'inizio... ebbene, poco importa COSA. L'importante è esserci ancora. Non importa se anche l'arte scomparirà.
Altra tematica affrontata nel film, seppur minore, è il conflitto generazionale... insomma, davvero questo film è ricco di spunti perché è un film realistico(anche nel suo essere grottesco, anzi ancora di più!)che raffigura la realtà nelle sue molteplici sfaccettature.
E i bambini alla fine sono forse un segno di un possibile riscatto? Non si sa. A ciascuno le proprie conclusioni. Ciò che resta ad ognuno è invece l'idea di aver visto un autentico capolavoro del cinema degli anni '70. Unico.
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"In una sala di specchi non c'è modo di voltare le spalle a se stessi"(H.M.)

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